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   Quando e Dove    

26/09/2021

Via Longarone, 20157 Milano MI, Italia

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SPECIALE DON ENRICO

GLI ECHI E I GERMOGLI

(don Enrico Galli)


Sono solo alcune pennellate. È giusto così. L’opera finita non può essere frutto solo del lavoro di un “io-prete”, ma di un “noi-comunità”. E così l’opera appena abbozzata diventa compito per chiunque voglia aggiungere altri colpi di pennello.

Ho sentito gli echi di una storia passata che non ho potuto vivere direttamente. Grazie ai racconti di uomini e donne incontrati in questi ultimi dieci anni della mia vita, sono riuscito a intuire qualcosa degli inizi del quartiere. Ho ascoltato testimonianze di quel periodo vivace e faticoso. Erano arrivate in poco tempo tante famiglie da ogni parte dell’Italia. C’era bisogno di conoscersi, di fidarsi l’uno dell’altro. Bisognava tenere insieme il duro lavoro, generare vita per dare significato a quel viaggio, non perdere di vista i figli piccoli, darsi da fare per organizzare la vita sociale del quartiere.

Ho cercato di immaginare: tempi di lotta e di grande entusiasmo, di vera solidarietà, creatività e coraggio. Ho trovato tracce di quegli inizi mitici, quando ancora non c’era la bellissima chiesa della Resurrezione, camminando per le strade e osservando il modo con cui era stato pensato il quartiere, leggendo qua e là nell’archivio parrocchiale e soprattutto ascoltando le storie lontane, che ogni tanto mi arrivavano attraverso le confidenze di anziani, consumati da una vita non facile.

Ho sentito gli echi di una storia di chiesa molto diversa dall’attuale, guardando foto d’epoca, sfogliando i registri dei battesimi e dei matrimoni. Un’epoca di grande partecipazione, di frotte di bambini e ragazzi che abitavano l’oratorio, di uomini e donne con molte energie e possibilità di dedicare tempo per le varie attività, di una chiesa che aveva un ruolo centrale nell’aiutare a dare forma alla vita sociale del quartiere e pronta ad affrontare le sfide, che arrivavano una dopo l’altra.

Ho abitato spazi, ho camminato tanto. Dalla falegnameria al campo da tennis, dall’ex-circolo al parco giochi, dalla sala teatro alla sala azzurra… grandi spazi che mi raccontavano un’idea di chiesa ancora forte dentro il mondo e che, forse, pensava di poterlo diventare sempre di più.

Ho raccolto gli echi di vicende molto dolorose, soprattutto di mamme, ormai anziane, che mi parlavano di figli morti per droga o per le conseguenze di quella stagione tragica dell’eroina.

E si potrebbe continuare. E bisogna che un “noi-comunità” continui a raccogliere e a custodire gli echi che arrivano dal passato, come le onde del mare disegnate dentro e fuori la chiesa della Resurrezione. È vero: una certa storia di quartiere sembra essere definitivamente tramontata, ma non per questo va dimenticata.

Ho visto germogli.

Famiglie giovani, che arrivano da tante parti d’Italia e del mondo. Non si notano tanto. Arrivano poche per volta e sono un po’ spaesate. Fanno fatica a conoscere e a farsi conoscere. Alcune si portano sulle spalle il peso di viaggi non facili; altre fanno fatica con il lavoro, con la casa. Raccolgo il loro bisogno di sentirsi a casa nel quartiere, di costruire relazioni, di avere occasioni per raccontare la loro storia, i loro sogni, per diventare un noi che porta avanti un sogno comune.

Ho visto germogli di solidarietà tra anziani abitanti del posto e nuovi arrivati. Ho sentito gli inizi di nuove melodie, tentativi di incontro tra culture diverse e fedi diverse, piccoli passi verso una più larga fraternità.

Ho visto chiese svuotarsi non tanto per il covid, ma per virus molto più seri. Ho visto il dispiacere sul volto dei cristiani, ma anche sul loro volto e nel loro cuore il desiderio di una più forte familiarità e comunione. È vitale diventare una famiglia per essere lievito nella pasta: anche questo è un germoglio.

Ho incontrato cristiani ai quali è venuto un certo appetito di mangiare il pane della sacra Scrittura, di masticarlo ben bene, di assaporalo senza fretta, di non ridurre il Vangelo a un libro del passato.

E così via. Piccoli germogli, teneri e deboli, bisognosi di cure. Certamente non mancheranno loro l’acqua e il sole dello Spirito. Già a vederli, anche se così minuscoli, ti si riempie il cuore di speranza. Diventeranno pianticelle, alcune avranno bisogno di essere potate, altre un po’ raddrizzate o concimate. Ne spunteranno altre. Al “noi-comunità” il compito di essere attenti. I germogli spunteranno accanto ai vecchi tronchi. Troveranno la loro strada per arricchire il bosco di nuovi colori, di nuove forme, di nuovi profumi.


Parrocchia della Resurrezione

DOMENICA 26 SETTEMBRE 


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